Papa Francesco alla Comunità Papa Giovanni XXIII: «I vostri racconti parlano di schiavitù e liberazione. La Provvidenza vi ha fatto crescere»
«I vostri racconti parlano di schiavitù e di liberazione, dell’egoismo di quanti pensano di costruirsi l’esistenza sfruttando gli altri e della generosità di coloro che aiutano il prossimo a risollevarsi dal degrado materiale e morale».
Ha accolto con queste parole Papa Francesco i 7500 pellegrini della Comunità Papa Giovanni XXIII nell’Udienza che si è tenuta questa mattina in Sala Paolo VI, Città del Vaticano.
A presentare la Comunità al Pontefice il responsabile generale Giovanni Ramonda, che ha spiegato come il carisma suscitato nel fondatore don Oreste Benzi si sia ormai radicato tra i poveri e gli emarginati in 34 Paesi del mondo.
Ma la Comunità è stata rappresentata anche direttamente da alcuni di questi “ultimi”: una famiglia Rom e una giovane nigeriana hanno raccontato al Papa lo sfruttamento e la disperazione vissute, e poi la rinascita grazie all’incontro con chi ha saputo credere in loro.
Prima erano intervenuti anche un ex detenuto, un ex tossicodipendente con la vita rinnovata grazie alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
«La miseria più pericolosa, causa di tutte le altre – ha detto Papa Francesco – è però la lontananza da Dio» ed «è la presenza del Signore che segna la differenza tra la libertà del bene e la schiavitù del male».
Una verità che «sapeva molto bene don Oreste Benzi, il fondatore della vostra Associazione – ha sottolineato –. Il suo amore per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e gli abbandonati, era radicato nell’amore a Gesù Crocifisso, che si è fatto povero e ultimo per noi», un amore capace di «moltiplicare le poche forze e le risorse disponibili».
«La Provvidenza vi ha fatto crescere – ha concluso il Papa – provando la vitalità del carisma del Fondatore, il quale amava ripetere che “per stare in piedi bisogna stare in ginocchio”».
per chi volesse ed ancor più per coloro che non hanno potuto partecipare di persona, vi inviamo il link dove poter vedere il video completo (https://www.youtube.com/watch?v=am9l8-wG4Pg) della mattinata in Aula Paolo VI a partire dalle ore 10,30 sino alle ore 13,00.
Il 2014 è un anno davvero importante per la Comunità: sono trascorsi 10 anni dal riconoscimento della Santa Sede come Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio, e si è appena aperto il processo di beatificazione del fondatore, don Oreste Benzi.
A salutare il Papa, in prima fila, i tanti “piccoli” che abitano le case famiglia della Comunità, persone sempre considerate ai margini della società. In particolare hanno raccontato la propria storia al Santo Padre una famiglia di Rom e una ragazza liberata dalla schiavitù della prostituzione.
E poi carcerati ed ex carcerati, tossicodipendenti in programma terapeutico, immigrati, madri in difficoltà, bambini e adulti disabili gravi o che provengono da situazioni di disagio, tanti senza dimora accolti nelle “Capanne di Betlemme”.
«7500 persone provenienti da tutta Italia e dai 34 paesi nel mondo in cui la Comunità è presente sono giunte in Vaticano per salutare Papa Francesco – dichiara Ramonda -. Membri di Comunità, gli ultimi che vivono con noi e tanti amici che hanno voluto accompagnarci in questo momento. Tutti, come un’unica famiglia, in questa immensa gioia di abbracciare Papa Francesco. Vogliamo che le pecore abbiano l’odore del pastore, vogliamo portargli personalmente la nostra commozione e il nostro ringraziamento per l’amore smisurato ai poveri, ai piccoli della terra, che lui non finisce mai di testimoniare.»
Numerosi i vescovi presenti dalle diocesi in cui è attiva la Comunità, primi fra tutti il Cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, ed il Vescovo di Rimini Lambiasi
I membri della Comunità Papa Giovanni XXIII sono chiamati a vivere «la condivisione diretta di vita» con i poveri e gli emarginati, e a impegnarsi nella lotta nonviolenta per rimuovere le cause dell’ingiustizia e dell’emarginazione.
Un impegno capillare e diffuso: al 31 dicembre 2013, secondo l’ultimo “bilancio sociale” dell’associazione, erano 446 le case famiglia e le altre strutture di accoglienza nel mondo; di queste 346 in Italia, con 2.174 persone accolte nel corso del 2013. 100 le case di accoglienza all’estero, distribuite tra un lungo elenco di Paesi in Europa (Italia, San Marino, Albania, Croazia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera),America (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Haiti, USA – Florida, Venezuela), Africa(Zambia, Kenya, Tanzania, Burundi, Camerun), Asia (Bangladesh, Cina, India, Israele – Territori palestinesi, Nepal, Sri Lanka) e Oceania (Australia). All’estero i missionari operano attraverso la ONG “Condivisione fra i popoli”, che promuove progetti di integrazione, assistenza sociale e sanitaria, educazione.
In Italia la Comunità ha promosso anche 14 cooperative sociali, riunite in Consorzio, che nel 2013 hanno seguito 1240 persone inserendole in programmi di recupero dalla tossicodipendenza (oltre 700), o di inserimento lavorativo ed educativo.
Una realtà dinamica che ha avuto nuovi sviluppi nel mondo anche nel corso del 2014: una casa famiglia è stata avviata in agosto ad Atene, mentre da diversi mesi è attiva una presenza inLibano di Operazione Colomba, corpo civile di pace promosso dalla Comunità. In Camerun, dopo alcuni viaggi esplorativi, si sta avviando una realtà di accoglienza per giovani carcerati, che vivono in condizioni durissime. E a gennaio alcuni giovani partiranno per Baghdad dove apriranno una casa famiglia.