Si pensa ad un progetto di Villaggio che sia auto-sostenibile, sia per le spese di ristrutturazione dell’immobile sia per la gestione della vita quotidiana utilizzando risorse proprie, risorse di terzi da ricercare e risorse derivanti dalle attività svolte nel villaggio.
Si ipotizza di procedere in questo modo: ognuno metterà in comune delle risorse, secondo le proprie possibilità e le scelte maturate e si impegnerà a cercare risorse presso terzi, in particolare si coinvolgerà il Territorio ed in particolare la realtà ecclesiale diocesana, per dare l’avvio alla ristrutturazione dell’immobile. Per la ristrutturazione completa in una unica soluzione si prevede un tempo di 12 o al max 18 mesi.
Dall’avvio della struttura si ipotizza di realizzare la cassa comune del Villaggio mettendo assieme stipendi, pensioni, rette di accoglienza ed entrate da attività realizzate nel Villaggio secondo lo stile evangelico delle prime comunità cristiane. Si prevede in questo modo di definire il tetto del villaggio per le spese di gestione della struttura e delle attività comuni e i tetti per le singole realtà per i bisogni personali, entrambi rispondenti alle spese effettive, fatta salva la modalità amministrativa scelta dalle singole realtà presenti nel Villaggio.
A livello vocazionale si è scelto di vivere la cassa comune del villaggio per confrontarsi sugli stili di vita e sulla vita da poveri, sull’essere amministratori, sulle spese o gli acquisti da fare valutando i bisogni propri e dei fratelli, praticando sempre il rendere conto e il decidere assieme le spese comuni da sostenere per la gestione del villaggio o per le attività da realizzare.