Pace non è solo assenza di guerra, ma anche tempo di quiete, tempo di riflessione sulla propria vita sul proprio domani e non sempre l’espressione: “ lasciami in pace” vuol essere espressione di “scocciatura” con chi chiede qualcosa. Ci sono momenti in cui si sente il bisogno di pace esteriore per guardarsi dentro, ma per amore di pace si interrompe il proprio tempo di quiete e di pace per fare quello che ci si chiede come lo è stata la richiesta di questo intervento da parte del mio R/Z Paolo Tonelotto appena mi ha visto venerdì mattina.
Questa 3 giorni per me voleva essere un’immersione nel silenzio e nella quiete per ascoltare i fratelli di comunità e trovare ciò che il Signore voleva dirmi. Ma questa richiesta mi ha costretto ad anticipare la messa in ordine dei miei pensieri senza l’aiuto delle riflessioni di chi condivide la vocazione. Con questo stato d’animo, senza un tempo di quiete, metto in comune con tutti voi i pensieri vaganti suscitati da due eventi che in quest’ultimo periodo occupano la mia mente:
- Il periodo di Pre – PVV e di PVV di mio figlio Francesco.
- Dare una risposta concreta a “ cosa farò da grande” cioè alla chiamata avuta a tarda età per la realizzazione del Villaggio del Magnificat assieme ad altri 7 fratelli della zona Sud anticipando la mia pensione alla fine di quest’anno.
Per quanto riguarda il primo evento vi comunico che con mia moglie Nella ci siamo soffermati su alcune frasi scritte da mio figlio nelle due lettere di richiesta di iniziare il Pre – PVV e poi il PVV. Francesco scrive: “ Amo la vita e voglio essere amico di tutti”. Non sempre noi “grandi” in comunità viviamo l’amore alla vita con la stessa intensità come lui la vive ogni giorno. Inoltre spesso col nostro modo di vivere non mostriamo di voler essere amici di tutti ed in particolare fra di noi appartenenti alla comunità. Talvolta non solo neghiamo la nostra amicizia, ma sembriamo soffrire di una brutta malattia: “la fraternità difficile”, che distrugge la pace fra noi e l’appartenenza alla stessa famiglia, la comunità. Altre frasi che ci hanno fatto riflettere sono: “ Io ho conosciuto Don Oreste ed ho un bel ricordo di lui. Quando stava con noi era una grande festa: ci parlava di Gesù, ci esortava a pregare e a volerci bene. Offriva sempre il gelato a tutti …. Tutte le volte che assieme ai miei genitori sono stato alla tre giorni comunitaria mi ha attirato l’aria di festa e di famiglia che c’è. Tutti si salutano con gioia, parlano, pregano, cantano in un grandissimo salone. Tante persone diverse per età e provenienza, ma tutti, adulti, bambini, giovani e anziani stanno assieme come un popolo infesta. Mio Figlio Francesco, innamorato della vita, è stato attratto dal modo con cui Don Oreste ci ha insegnato a stare insieme come fratelli. Lo testimoniano le sue frasi: “ popolo in festa” … “ festa senza fine”. Dove c’è festa c’è pace. Francesco con queste frasi ci vuole ricordare che dobbiamo far diventare le nostre giornate comunitarie di zona: “ festa senza fine” ed essere “ popolo in festa” e ci ricorda il salmo 132 che recita:”Quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano nell’unità”. Mio figlio ha 23 anni ma con questo suo sentire il nostro stare insieme negli incontri comunitari mostra il cuore di un bambino. I bambini amano la festa e gioiscono nello stare insieme. Indirettamente ci ricorda cosa
ci dice Gesù in Matteo 18, 3: “se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Don Oreste alla fine offriva sempre il gelato a tutti, cioè amava tutti con la stessa intensità e amava anche quelli che non gli ubbidivano.
Per quanto riguarda il 2° punto, la decisione di anticipare l’ andare in pensione alla fine di quest’anno è la risposta alla chiamata di trasferirmi a Modica. In quel luogo la Provvidenza ci ha dato una grande casa (villa) con terreno attorno dove far sorgere “ Il Villaggio del Magnificat”. Le origini del “Villaggio” affondano in un sogno di Don Oreste che nell’aprile del 1991 disse: “ Sogno un giorno 100 ettari di terreno e poi tante cascine dove ci sono vergini, celibi, sposati, case di preghiera per realizzare quello che il Signore ci chiama a fondare: le comunità basate su famiglie che vivono insieme. Sembra strano ma io non vedo l’ora che avvenga perché proprio questa vicinanza diventa sacramento di Dio”. Questi 8 fratelli, chiamati alla realizzazione del villaggio, siamo quasi tutti in età avanzata come Abramo e Sara. Il Signore in considerazione della nostra età ci ha voluto particolarmente bene ed ha trovato per noi una strada più corta. A fine anno, se tutto va bene, ci farà completare la ristrutturazione essenziale della villa che ci è stata donata per 50 anni. Francesco con le sue preghiere e con i suoi scritti ci ricorda spesso che nel villaggio deve esserci: “ Festa senza fine” tra fratelli come vuole Don Oreste. La festa è possibile se il nostro cuore è pieno di gioia e di pace nell’incontrarci e stare insieme. La gioia e la pace sono generati dall’amore. Don Oreste è stato nostro maestro del sorriso e dell’amore perché in lui c’era Gesù incarnato.